Il settore di studi che abbraccia grosso modo il periodo dal II all’VIII secolo d.C. e che suole designarsi come «tardoantico» ha assunto da tempo una fisionomia unitaria e una sua autonomia metodologica.
L’antichità classica vi è colta nei momenti della sua crisi decisiva, ma tali momenti sono a loro volta creativi, portatori di nuovi fermenti, di nuovi significati: conflitti di cultura, al centro e alla periferia; conflitti di lingue; conflitti di religioni, di forme artistiche, di tradizioni giuridiche, ecc. fanno da sfondo agli scontri delle «nationes» e delle classi nel seno dell’Impero.
Istituti e forme subiscono mutamenti radicali, alcuni scompaiono e altri risorgono a nuova vita, e sempre con una comune connotazione etica di base, che è di avanzamento senza tagli irreparabili, di graduale distacco dal passato, non di oblio del passato.
Avendo in mente tali pensieri e trovandosi d’accordo su alcune linee operative, un gruppo di studiosi ha fondato, nel 1975, l’Associazione di Studi Tardoantichi, la quale si propone di continuare anche fuori delle mura accademiche i discorsi sui temi culturali del tardoantico, di promuoverne nei modi più diversi la conoscenza, di costituire un punto di incontro, senza preconcetti e preclusioni.